Il 28 agosto 1944, nel
corso di una perquisizione in una tipografia milanese, i
militi della Guardia Nazionale Repubblicana scoprono
diversi giornali "sovversivi" in preparazione,
e arrestano Enrico Pozzoli, proprietario della stamperia,
Ambrogio Colombo, un operaio
tipografo, e un "cliente", tal Carlo Giudici,
presente al momento dell'irruzione. Pochi accertamenti
bastano a rivelare che il Giudici in realtà è Carlo
Venegoni, da tempo ricercato.
Per qualche giorno quelli
della GNR provinciale di Milano trattengono gli
arrestati, cercando di carpire loro informazioni utili.
Non riuscendoci, li consegnano al carcere di San
Vittore il 3 settembre, e scrivono un
verbale indirizzato direttamente al comando della
Gestapo, all'Hotel Regina, sede milanese del Comando
tedesco. E' un documento - oggi depositato presso
l'Archivio di Stato di Milano - quanto mai illuminante:
la
polizia repubblichina chiede esplicitamente alla Gestapo
di interrogare ancora i tre arrestati, per carpirne i
segreti, e raccomanda in ogni caso, vista la gravità
dei reati politici dei quali i tre sono accusati, il
loro "invio in un campo di concentramento".
L'invito sarà preso alla
lettera dal Comando tedesco, e i tre saranno deportati
il 7 settembre '44 da San Vittore al campo di
Bolzano. Enrico Pozzoli aveva 49 anni e due figli.
Deportato da Bolzano a Mauthausen, vi moriva il 16
gennaio 1945, dopo mesi di stenti e di orrore. Ambrogio
Colombo, 33 anni, lasciava a casa la moglie e un figlio
piccolo. Deportato a Dachau, moriva in un sottocampo il
3 febbraio 1945. Due delitti di cui gli uomini in
camicia nera furono
pienamente corresponsabili, al fianco dell'alleato
nazista.
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