Anche dall'interno del campo di Bolzano, Carlo
riesce a mantenere i collegamenti con il suo gruppo, a
Legnano,  attraverso un fitto scambio di biglietti
affidati a deportati che andavano a lavorare all'esterno.
Costoro, con grandissimo rischio personale, eludendo la sorveglianza delle SS,
consegnavano i biglietti clandestini a lavoratori liberi, e questi infine
li recapitavano a chi di dovere. Grazie a questi contatti
Carlo organizza in poche settimane la propria fuga.
Il piano
è apparentemente semplicissimo. Ma in caso di
fallimento, come molti drammatici episodi hanno
dimostrato, la pena è la tortura e la morte
per mano degli aguzzini del Lager.
Il 25 di ottobre falsi agenti si presentano al campo di
Bolzano, con un ordine di trasferimento per il detenuto
Carlo Venegoni. I documenti sembrano in ordine, e le SS
rilasciano il prigioniero. Una macchina attende a poca
distanza: la fuga è riuscita, in poche ore Carlo è di
nuovo a Milano.
Del tentativo ovviamente nessuno era stato in precedenza messo al corrente.
Nemmeno Ada, che scrive a Visco Gilardi un
biglietto in cui dimostra di avere sostanzialmente
compreso quanto è avvenuto. I due non si rivedranno che
il 25 settembre 1945, diversi mesi dopo la fine della guerra. |