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sabato, 8 maggio 1999 |
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VIZI CAPITALI |
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Affinità elettive |
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fusioni bancarie |
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e giochi di potere |
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Dario Venegoni |
Nel grande gioco della riorganizzazione del sistema
bancario nazionale torna in auge l'idea di un avvicinamento tra Banca di Roma e
Monte dei Paschi. Del progetto hanno parlato Massimo D'Alema ed Enrico Cuccia
nel famoso colloquio in casa Marchini. Il patron di Mediobanca, che vuole
accasare l'istituto romano, ha trovato nel presidente del Consiglio (che a
Geronzi deve molto) un interlocutore più che sensibile. I due istituti, poi,
hanno scoperto di essere accomunati da un'identica visione del mondo: le
rispettive Fondazioni sono tra le più restie a mollare il comando e sono in
prima fila tra chi si oppone alla riforma del settore. Ergo, le probabilità di
successo del progetto sono alte: sotto le insegne del nuovo, è la prima
Repubblica che avanza.
Giochi di potere. «È tutto un gioco di potere»,
ha sentenziato il presidente della Deutsche Bank Rolf Breuer, commentando
acidamente il nuovo patto che si candida a comandare nella Comit. È difficile
dargli torto: di una questione di potere si tratta. Sorprende piuttosto che ce
lo segnali con quel tono proprio il leader della maggiore banca tedesca, che
pure col potere dovrebbe avere dimestichezza. Mentre Breuer criticava il patto
Comit, il capo economista della stessa Deutsche Bank Norbert Walter in
un'intervista dettava le condizioni per il futuro della Serbia. La politica
estera la fanno i banchieri? Non è un «gioco di potere», questo?