Deportato nel Lager di Bolzano
Arrestato a Milano alla fine di agosto, dopo 5 giorni di interrogatori nella caserma della GNR Carlo viene portato il 3 di settembre a San Vittore, dove viene registrato con il numero di matricola 5627, a disposizione dell’Ufficio Politico Investigativo.
Tre giorni dopo, su esplicita richiesta del Comando tedesco, il detenuto è trasferito al reparto del carcere gestito dalle autorità di occupazione. Il soldato tedesco che lo accompagna annuncia a un collega: “Questo è uno di quelli di domani mattina”. Carlo, che ha studiato il tedesco in carcere, capisce la comunicazione, e comincia a ragionare sul suo destino. Inizia una notte tragica, con un pensiero fisso: “Domattina mi fucilano”. La mattina del 7 settembre, in effetti, Carlo sente le guardie che aprono delle celle e chiamano dei detenuti.
Conta mentalmente: uno, due… dieci… venti… cinquanta… in un crescendo di orrore. Tra sé pensa: “Qui fanno una carneficina!”. Viene il suo turno, e anche lui esce in cortile insieme a decine di altri. Alla fine circa 200 detenuti sono caricati su alcuni pullman per essere deportati nel Lager nazista di Bolzano. “Un viaggio magnifico”, ricorderà in seguito Carlo: “C’era un magnifico sole, e soprattutto non c’era il plotone d’esecuzione”. La resistenza clandestina compila un elenco dei deportati: tra di essi si trova, oltre a Carlo, anche Ada Buffulini, socialista, che dopo la liberazione sposerà Carlo.
Arrivati nel Lager, ad Ada e a Carlo, come a tutti i deportati per motivi politici, viene cucito sulla tuta da deportato un triangolo rosso, con un numero. Ad Ada viene assegnato il numero di matricola 3795, e a Carlo il 3906, un numero in più di Alcibiade Garavelli, che figura nello stesso elenco di deportati da San Vittore a Bolzano.
Una volta fuggito dal campo, Carlo terrà con sé quel triangolo rosso e quel numero, e lo indosserà in alcune occasioni a suo giudizio particolarmente significative, come dimostra la fotografia qui riprodotta, scattata negli anni Settanta durante un presidio antifascista di fronte alla sede dell’ANPI di Milano.
Carlo e Ada Buffulini a Bolzano sono tra gli animatori di un comitato clandestino di resistenza.