Guido Venegoni
Nato a Legnano il 16 luglio 1908, morto a Legnano il 6 novembre 1975.
Di 17 anni più giovane di Carlo, il più giovane dei fratelli Venegoni trascorre l’infanzia a Legnano negli anni durissimi dell’affermazione del regime, mentre i fratelli sono in carcere, e la famiglia è sottoposta a una severissima vigilanza. Gli arresti, i pestaggi, le perquisizioni sono la regola in casa Venegoni, ed è soprattutto la mamma, Angela, a sostenere il peso dello scontro quotidiano con i fascisti. Anche Guido entra giovanissimo in fabbrica, ma le condizioni di vita della famiglia rimangono ugualmente più che precarie.
Trattenuto per diversi anni sotto le armi, resta prima a Torino e poi a Gardone Valtrompia come operaio militarizzato in alcune fabbriche di armamenti. Di qui tiene una fitta corrispondenza con i fratelli maggiori che ritrova a Legnano solo dopo l’8 settembre, quando abbandona il proprio reparto a Torino ed entra nelle fila della Resistenza. Nel Pci dal 1943, dopo diversi mesi di operazioni nell’Alto Milanese è trasferito nel Vimercatese, e nominato responsabile politico delle Garibaldi Sap.
Catturato 1’11 novembre 1944 a Vimercate e portato a Legnano per esservi pubblicamente fucilato, si salva per l’indignazione popolare suscitata dall’assassinio di Mauro, avvenuto pochi giorni prima. Fortunosamente tornato in libertà, continua la lotta nella 181′ Brigata Garibaldi.
Nel maggio 1945 parte avventurosamente con una macchina alla ricerca del fratello Pierino, che sa liberato da un Lager nazista: lo trova a Verona e torna con lui a Legnano il 7 maggio.
Dopo la guerra è segretario della Camera del lavoro di Legnano, prima di andare alla CGIL a Roma. In seguito, dall’estate 1949 all’inizio del 1952, è segretario della Camera del lavoro e consigliere comunale a Vicenza (su questa esperienza, vedi un estratto dai Quaderni del Centenario, n. 3/2002: file PDF, 371 Kb).
Davanti alla sua casa, con le imposte rosse