Nel 1966 avevo 15 anni. Alcuni amici erano già andati a Firenze a dare una mano dopo l’alluvione del 4 novembre, e alla fine ottenni di poterci andare anch’io.
Erano già passati forse 20 giorni dall’alluvione, ma la città era ancora in ginocchio. In piazza Gavinana aiutammo una donna a liberare la sua casa (forse un piano terra, anche se io ricordo un semi interrato). Il fango era arrivato al soffitto. Faticammo in molti a estrarre la rete metallica del suo letto: era una delle poche cose che sperava di salvare, dopo una bella sciacquata, con una canna, lì in piazza.Poi ci spostarono a Palazzo Strozzi: per qualche giorno estraemmo dal fango – un fango pesante, puzzolente di nafta – i libri del Gabinetto Viesseux.
Molti volumi – migliaia, forse decine di migliaia – erano già allineati sui pavimenti ai piani superiori, ma altri, credo la maggioranza, erano ancora nel sotterraneo, dove l’acqua era arrivata fino al soffitto.
Per un po’ anche noi portammo di sopra ancora libri gelidi e duri, pesanti e irriconoscibili per lo spesso strato di fango semisolidificato. In seguito con dei camion li portammo alla Certosa, dove erano stati allestiti degli essiccatoi: dei ventilatori muovevano l’aria tra grandi scaffalature metalliche, dove i libri venivano riposti dopo una sommaria ripulita.
Ricordo questo colore marrognolo e questa puzza che tutto coprivano. Ricordo la serietà, il silenzio, la sensazione di compiere un lavoro prezioso, di vivere un momento storico. E l’orgoglio: l’orgoglio di essere riusciti a mostrare ai benpensanti che i ragazzi che avevano protestato per la “Zanzara” avevano ancora molto da dire e da fare, e che non avrebbero delegato il proprio ruolo a nessuno. Che tempi!
Ho trovato queste immagini di allora, sul sito del Gabinetto Viesseux, che danno l’idea della devastazione e dell’opera di salvataggio. L’odore del fango misto a nafta… si può solo immaginarlo!