Se fosse soltanto per aiutare davvero, in un paese civile sarebbe stato aperto *un* conto corrente bancario sul quale far confluire i versamenti di privati, associazioni, aziende, ecc.Siccome palesemente *non è* solo una questione di aiuti, ecco che “la Stampa” ha il suo conto, il “Corriere” e “la7” il loro, il “Fatto” un altro ancora, e via elencando. Non voglio parlare di speculazione sul dolore, ma insomma è evidente l’investimento in immagine.
Vale lo stesso per le istituzioni, temo: i presidenti delle Regioni coinvolte ci fanno sapere di aver partecipato a riunioni con i “loro” sindaci per “coordinare” gli aiuti; certe Province idem (ma ci sono ancora, le Province?) e persino alte cariche istituzionali dello Stato annunciano il loro bravo “coordinamento”.
Mi pare che chiunque intenda che se davvero non si vogliono disperdere contributi sarebbe doverosa una unica regia centralizzata.
Così l’Italia, che nel momento della catastrofe ha dimostrato di essere la prima al mondo – in nessun altro paese del globo si sarebbero allestiti in 24 ore centri di ricovero per chi aveva perso la casa addirittura superiori al bisogno effettivo – ora che si profila il tema della ricostruzione torna a sfilacciarsi. E la burocrazia è già allertata.
Già me le immagino certe riunioni sulla ricostruzione: manca la Determina, non si può, manca il timbro, aspettiamo la delibera, aspettiamo. Aspettiamo. E quei poveretti, sui monti, nelle tende.
Penso che il governo debba intervenire con energia: si costituisca un coordinamento vero, unico, con tutti i presidenti delle Regioni coinvolti e i sindaci dei Comuni più colpiti.
E tutti gli altri si dedichino solo alla raccolta degli aiuti, che devono confluire in un unico centro che li distribuirà con tutta la trasparenza del caso, sotto l’occhio vigile di Cantone.
L’armata Brancaleone no, grazie.