Alle 10 di mattina di un giorno qualunque, un furgone bianco è parcheggiato in una viuzza che attraversa i giardini di viale Argonne. Un uomo, assai corpulento, scarica con metodo avanzi di cantiere sul marciapiedi, occupandolo interamente. Sull’asfalto finiscono assi rotte, sacchi di cemento indurito, matasse di filo elettrico, vecchi tubi di chissà quale impianto idraulico.
Quando gli chiedo se davvero sta pensando di lasciare lì tutta quella roba, l’uomo mi guarda con insofferente compassione: “Sì, perché? fatti i cazzi tuoi”.
Io mi dico che non si può sempre fare finta di non vedere, e gli rispondo che io mi sto facendo gli affari miei: questo è il mio quartiere, e il suo ruffo qui non ce lo vogliamo. Lui strabuzza gli occhi. Di tutte quelle che gli è toccato vedere nella vita, si vede, questa deve sembrargli la più sorprendente. Mi squadra e serio mi chiede: “E saresti tu quello che mi impedisce di fare quello che mi pare?”
Non c’è molto da fare: ho cominciato, devo andare fino in fondo. Platealmente, fermo a non più di 10 metri da lui, estraggo il cellulare, mentre quello, che non ha smesso un istante di scaricare il furgone, incalza: “Adesso chi chiami? la Polizia, i carabinieri, l’esercito? perché credi che verranno e mi arresteranno, vero? un illuso, ecco quello che sei: un rompicoglioni illuso”.
Chiamo la polizia. Questa volta mi chiedono tutte le generalità, recapiti vari, dettagli. “Dovremmo avere una macchina da quelle parti, interveniamo”, mi dicono. “Lei vada pure, ci pensiamo noi, grazie della segnalazione”.
Me ne vado, inseguito dalle grida di scherno dell’uomo, che nel frattempo ha quasi finito di ingombrare con le sue macerie il marciapiedi. Adesso scarica secchi di piastrelle rotte e da ultimo anche un vecchio bidet.
Mi guardo attorno, c’è gente che passa. Molti devono aver sentito la discussione. Tutti fanno finta di niente.
Non sono neanche arrivato in ufficio che mi chiama un agente, chiedendomi la conferma del numero di targa: “Si tratta di un furgone bianco, vero?”
Quando ripasso di lì per tornare a casa il furgone bianco è sparito, e di tutte le macerie che ingombravano il passaggio neanche l’ombra. Si direbbe che il posto sia stato pulito di recente.
Un po’ mi dispiace di non esserci stato a vedere l’espressione che quel tizio deve aver fatto, quando lo hanno costretto a ricaricare le sue porcherie sul furgone…
Grazie
Abito in zona ma dovunque sia il marciapiede è anche mio
Bravo Dario! Come si sa l’educazione e il rispetto delle regole sono rivoluzionarie. Soprattutto di questi tempi…