E’ certamente più di un anno che è successo, e ancora mi fa impressione. Una mattina ai giardinetti c’era lo scheletro di una carrozzina completamente bruciata. Ancora oggi se ne vede lo stampo nell’asfalto, fuso allora dal calore del piccolo incendio.
Per qualche giorno i ferri dello scheletro della carrozzina sono rimasti conficcati in terra. Poi qualcuno, preoccupato che qualche passante potesse ferirsi, è riuscito non so come a rimuoverli. A me quest’immagine ha richiamato alla mente un altro scheletro di carrozzina, quello che si trova nei pressi dell’altare della chiesa di Oradour Sur Glane, la città martire francese, distrutta con il fuoco dalle truppe naziste nel corso della seconda guerra mondiale.
Lo so, è un paragone che suona esagerato. Epperò l’immagine che a me torna ancora alla mente quando ci penso è proprio quella.
Uno si chiede: ma a chi può venire in mente di bruciare una carrozzina da neonato? A un esercito come quello nazista… Ma quello, quel giorno, non ha solo distrutto degli oggetti, ha bruciato vive decine di persone. Oggi pare a me che si sia smarrito del tutto il significato delle cose, e anche dei gesti, dei comportamenti. Non brucio un oggetto come quello perché ho un progetto – per quanto aberrante – in mente. Lo brucio per vedere l’effetto che fa, per noia, per povertà di spirito, perché non mi viene in mente niente altro da fare.
La sinistra impronta di quel rogo resiste, stranamente intatta, a distanza di tanto tempo. A me sembra che suoni come un monito.
a me è venuto subito ‘day after’
una cosa o una persona che cosa è diventata, e nemmeno una ‘cosa’ ma un’ombra, un ricordo piccolo
chissà, forse la voglia e la possibilità di distruggere
la capacità di far scomparire
varranno anche meno, certo
ma contano di più
sono più forti, a tempi brevi di sicuro
c’è da sperare nei tempi lunghi, ma perchè funzionino bene loro, sono così tante le concomitanze
che devono essere ‘buone’
e ‘buone’ a lungo e senza dubbi e incertezze
mica allegra la faccenda
bacino antifa