Poi, di botto, come per un colpo di bacchetta magica, tutto sembra finito. La sarabanda dei motorini smarmittati nei giardinetti, le bande dei ragazzi che fanno a botte, le ragazzine ubriache che si fanno trattar male dai ragazzi più grandi, le grida, le evoluzioni spericolate di ragazzi grandi e grossi sui giochini dei bambini, le urla da stadio, le bottiglie di birra gettate a terra fino a che non vanno in frantumi, i bicchieri lasciati a metà, le gare contromano in moto, le curve con le macchine che fanno fischiare le gomme… Tutto sembra solo un ricordo.
La piazza da un giorno all’altro torna al silenzio. Sulle panchine sono tornati i pensionati (dove erano finiti?). Nei punti più bui c’è qualche coppietta, nel campo giochi giocano (udite!) i ragazzini. Si sente un sommesso chiacchiericcio, rotto solo dagli strilli dei più piccoli. Qualche ragazzino torna coi roller a esercitarsi nella piccola area del pattinaggio, dove fino a ieri branchi di uomini bevuti giocavano improbabili partite di calcio fino all’alba, gridando e litigando.
Il pub è chiuso, sequestrato per ordine dell’Autorità giudiziaria. Non conosco la ragione del provvedimento; mi hanno parlato di droga, ma forse si è verificato che dava i superalcolici ai ragazzini. Non lo so. All’origine del provvedimento potrebbero benissimo esserci stati solo cavilli burocratici. Fatto sta che è chiuso, e che da qualche giorno centinaia di giovani in cerca dello sballo se ne vanno delusi in cerca di un altro bar dove andare a ubriacarsi.
E come d’incanto, guardando i giardinetti tornati a essere soltanto giardinetti, tutti possono misurare l’abnorme, inconcepibile prezzo pagato da un intero quartiere in nome degli affari – forse neanche così leciti, visto il sequestro – di un solo gestore di bar.
Questa movida di periferia si è spostata da un’altra parte. Ma di questo modello di “evasione” e di affari è davvero venuto il momento di parlare seriamente.