La nuova Giunta Pisapia cerca il dialogo con gestori di locali e appassionati della cosiddetta movida milanese. E fa bene. È davvero venuto il momento di affrontare il problema di trovare un compromesso accettabile tra i diritti della grande maggioranza dei cittadini e quelli della rumorosa minoranza dei frequentatori dei locali e dei quartieri della movida.
Non voglio entrare in questo dibattito, fiducioso che la Giunta saprà trovare un punto di equilibrio. Vorrei sollevare un problema che mi pare urgente, per ora del tutto assente dal dibattito sul tema, quello dell’affermarsi tra i giovani del modello dello “sballo”, che trova nei quartieri della movida la sua espressione di massa.
Una generazione di disoccupati, di lavoratori precari, di giovani donne e uomini che per la prima volta dopo molto tempo hanno di fronte a sé la prospettiva di un futuro peggiore di quello dei propri genitori sembra tutta presa dall’urgenza dell’evasione. Bisogna dimenticare, divertirsi (nel senso etimologico del termine), fare casino, esagerare, lasciarsi andare. Ci sono piazze e addirittura interi quartieri dove la sera non si può vedere altro che torme di ubriachi, di strafatti che ne combinano di tutti i colori.
Non credo che il mio sia un allarme dettato da moralismo. Sí, lo ammetto, penso che ubriacarsi tutte le sere non faccia bene. Soprattutto però mi turba l’incredibile dissipazione di energie, di capacità, di risorse giovanili che tutto questo comporta.
Mi è tornato in mente quel passo dell’autobiografia di Malcom X, mitico dirigente dei Black Muslim, quando uscito di prigione (dove era finito per ogni sorta di reato legato allo spaccio della droga e all’alcol) dichiarò una guerra senza quartiere all’alcol e a tutte le droghe, in quanto strumenti del dominio dei bianch sui neri.
La mia domanda è semplice. Questa massa di ubriachi notturni disturba in una qualsiasi maniera i responsabili della precarizzazione di massa, o gli affaristi della P3, i burattinai dei grandi affari illegali, della mafia, della corruzione? La verità è che il “sistema” che è alla base del disagio che tanti giovani scaricano in uno sballo serale specula sulla movida, ci guadagna, ne gode.
Altro che evasione, allora! Non sarebbe venuto il momento di studiare, di impegnarsi, di organizzarsi per abbattere quel sistema? Studiate, esortava Antonio Gramsci, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza…
Eccheccavolo, Dario, ma lascia che si divertano accidenti! A vent’anni, la Rivoluzione di giorno…ma la notte no 🙂
Scherzi a parte, spero che la maggior parte di questi ragazzi, oltre a divertirsi, trovi il tempo di occuparsi del proprio futuro individuale e collettivo. La tua preoccupazione è più che ragionevole, però non credo che la sacrosanta “movida” dei ventenni (beati loro) vada contrapposta all’idea dello studio e dell’impegno. A parte alcuni geni (non sempre felici) direi che gli uomini e le donne migliori sanno coniugare le due cose con il giusto equilibrio, c’è un tempo per studiare e uno per godersela. Piuttosto – e in questo concordo con te – tocca alla politica, alla buona politica, indicare obiettivi, progetti, per il quali ritrovare il gusto dell’impegno.
Pisapia svuota il centro per farne un cantiere del progetto demenziale di riesumare i navigli dopo 60 anni