L’associazione per la quale lavoro – l’Aned – si appresta a traslocare a qualche centinaio di metri di distanza, nella nuova casa della Memoria di Milano. In previsione di questo, chiamo la Vodafone per spostare al nuovo indirizzo il telefono fisso.
La cortese operatrice mi assicura che si può fare, ma mi avvisa che Vodafone non può garantire il mantenimento del numero.
Alle mie proteste – sono decenni che l’Aned ha quel numero di telefono, il danno in termini di contatti sarebbe rilevante – l’operatrice spiega che non dipende da loro, ma da Telecom Italia: “Noi ci appoggiamo alle loro centraline, ed essendo loro monopolisti, qualche volta cambiano il numero e noi non ci possiamo fare niente”.
Replico che se così stanno le cose saremo costretti a cambiare operatore telefonico: in caso di cambio, di regola, la portabilità del numero è assicurata. La cortese operatrice mostra di convenire con me su questa strategia: “Provi a fare così. Mi spiace, ma noi quella garanzia non gliela possiamo dare”.
Fine della conversazione.
A questo punto mi pare che la questione di fondo sia chiara. O alla Vodafone hanno deciso di perdere dei clienti fornendo false informazioni, o davvero Telecom Italia abusa della sua posizione dominante nel controllo della rete telefonica e ruba abbonati alla concorrenza con un comportamento sleale.
Bisognerebbe poter fare una semplice controprova: avete mai avuto notizia che la Telecom non sia stata in grado di garantire la portabilità del numero telefonico ai propri clienti nel caso di un trasferimento della sede sempre all’interno dell’area centrale di Milano?
L’autorità che vigila sulla concorrenza non ha nulla da eccepire?