La prospettiva dei giardinetti, lo so, è deformante. I giardinetti non sono lo specchio della società, per il buon motivo che probabilmente la maggioranza delle persone non li frequentano affatto, né di giorno, né di notte.
Ciò doverosamente premesso…
Nei giardinetti sotto casa mia ci sono dei giochini dei bambini, sempre molto affollati, specie di pomeriggio, da mamme, nonne e bambini di tutti i colori.
La notte su quei giochini ci trovi i ragazzi. Maschi e femmine – forse più maschi – di età variabile dai 18 ai 30 anni. Fanno gli equilibristi sui dondoli, si arrampicano sul piccolo “castello” centrale, cercano di buttarsi giù l’un l’altro dai molloni dei più piccoli, si dondolano incessantemente sulle altalene.
Siccome sono giovani e forti e spingono come dannati, vanno altissimi, mentre le strutture delle altalene miagolano e vibrano sotto la pressione di 70 chili spinti ad altezze inconsuete. In Comune lo sanno, e infatti se ci fate caso i cavi delle altalene sono delle catene grosse così, del tutto sovradimensionate per un utilizzo da parte di bambini.
Io non riesco a capacitarmi del successo di questo passatempo. Tutti i giorni, a qualsiasi ora tra le 10 di sera e le 3 della mattina dopo, ci sono dei ragazzi che vanno sull’altalena.
Sono probabilmente precari, giovani con prospettive incerte; fanno parte di una generazione che per la prima volta nella storia recente sta e starà ancor di più in futuro peggio della generazione dei padri, avrebbero tutte le ragioni di fare la rivoluzione, e invece sono lì che si dondolano… Li guardo e mi viene una botta di tristezza.