E’ una foto degli ultimi giorni del 2010, in viale Argonne. Dai lavori per la posa dei tubi del teleriscaldamento sono trascorsi meno di tre mesi. Lungo tutta la carreggiata verso il centro città c’è la lunga cicatrice lasciata da quel cantiere. Tra l’asfalto “vecchio” e quello nuovo posato sopra i tubi c’è, come si vede, un gradino di almeno tre centimetri, un vero pericolo pubblico, soprattutto per chi si muove sulle due ruote.
Mi pare di capire che le cose funzionino così: una società a controllo pubblico – la A2A – si propone di scavare nel suolo pubblico per portare un miglioramento alla città – il teleriscaldamento. E fin qui tutto bene. Ma i lavori non li fa la A2A: li appalta a qualcun altro, che a sua volta ne subappalta pezzi a terze e quarte ditte. Le quali si aggiudicano i lavori tagliando sui costi, e quindi si costringono programmaticamente a lavorare in fretta e male.
Il risultato è che per portare il riscaldamento “buono” nelle case dei milanesi si riducono le strade a un colabrodo. L’asfalto va puntualmente riposato – in viale Argonne lo si è già fatto nella corsia verso la periferia. Risultato: l’azienda energetica, quotata in Borsa ma controllata dalla mano pubblica, risparmia sui costi dell’investimento e incrementa i suoi utili. Qualche milanese avà accesso al nuovi sistema, sicuramente più ecologico… che la città paga due volte: una prima volta per l’avvio del servizio; una seconda per rifare la pavimentazione stradale di interi quartieri.
Come diceva Nanni Moretti in un suo film: continuiamo così, facciamoci del male!
[…] il Comune corre ai ripari… e infatti ripara le strade dissestate da A2A (vedi il post Quando la mano pubblica fa del male al bene pubblico” del dicembre […]